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04/08/2023

Recupero delle liste di attesa, ecco perché faranno festa soprattutto i privati

Leggiamo sui quotidiani del piano sul recupero delle liste d’attesa che l’assessore Riccardi ha predisposto, ma di cui la responsabilità finale ricade ovviamente sul Presidente Fedriga e cosa capiamo? Che la pandemia ha sconquassato il sistema e che ci sono migliaia di prestazioni e interventi da recuperare. Quale la ricetta? Ovviamente dare più risorse. Fin qui tutto logico, ma vediamo come impatterà sul sistema. I soldi messi a disposizioni nella legge di assestamento di bilancio, mai stato così ricco, un miliardo di euro, sono dieci milioni per le prestazioni aggiuntive.
Si tratta di prestazioni, come dice la parola, aggiuntive al servizio ma anche allo straordinario che normalmente, seppur sia un ossimoro lo straordinario-normale, il personale faccia per garantire il Lea (livello essenziale di assistenza) che il sistema deve garantire. Quindi, chiediamo a questo personale di lavorare, a 50 od 80 euro all’ora (sicuramente bei soldini) oltre a quello che già fanno sapendo, però, quante ore di straordinario e richiami in servizio devono ancora recuperare, di ferie che non riescono a fare, e si pensa di iniziare in un periodo in cui si accorpano i servizi per garantire quei famosi 15 giorni di ferie estive necessari per il recupero psico-fisico di questi lavoratori o lavoratrici. Come se non bastasse, questi soldi non saranno rivolti genericamente al personale che darà ore in più, ma solo per alcune professioni.
Ora, pensiamo davvero che questo personale potrà avere la forza di sciogliere il nodo delle liste d’attesa? Certo, qualche turno sarà fatto, ma non sarà risolutivo del problema. Pertanto, è facilmente supponibile che la maggior parte delle risorse sarà fruita dal privato accreditato che sembra l’ultima istanza, ma che in realtà sarà il principale beneficiario. Pertanto, i soldi pubblici, che dovrebbero entrare nel sistema pubblico, se ne vanno al privato: non è certo un regalo, in cambio otteniamo una serie di prestazioni, ma i soldi pubblici del capitolo sanità dovrebbero essere spesi per rafforzare la sanità pubblica. Poi leggiamo che si potranno assumere professionisti a tempo determinato, con collaborazione continuata o a partita Iva.
Intanto iniziamo a ricordare che i nostri Amministratori, Fedriga e in subordine Riccardi, hanno scelto di mettere un limite di spesa ai contratti di lavoro flessibili. Non c’è una norma nazionale, è una scelta autonoma. Infatti, in Asugi la Fp Cgil, con altre due sigle sindacali, ha portato l’azienda dal Prefetto per evitare che questi lavoratori e lavoratrici a tempo determinato siano rimandati a casa. Quelle figure che tanto si cercano noi le abbiamo, ma ci permettiamo il lusso di mettere un tetto alla spesa di quel tipo di contratto e mandarli a casa, come se non servissero al sistema. Poi ci sono i liberi professionisti: se durante la pandemia non si poteva andare troppo per il sottile, adesso la situazione è diversa. Perché scegliere di assumere in questo modo? Come se i pronto soccorso esternalizzati non siano sufficienti. Non ci si limita a fare uscire parti dal sistema pubblico verso il privato (prestazioni diagnostiche, visite ecc.), ma si persevera nel far entrare il privato nel Ssr per minarlo alle fondamenta. Fra questi professionisti ci sono persone che erano dipendenti del Ssr e torneranno a lavorare ricevendo un compenso molto più favorevole. Questo non farà altro che stimolare altri professionisti a tentare quella strada.
Non è questo il modo per prendersi cura del personale del Ssr, di convincerlo a restare nel perimetro del servizio pubblico che ha quell’enorme valore aggiunto di essere il mezzo per garantire i diritti sociali a tutte le persone in maniera universalistica. Non dimentichiamo mai che il sistema sanitario nazionale, e regionale, è la più grande conquista democratica che è stata raggiunta anche grazie alla partecipazione popolare.
Orietta Olivo, segretaria generale Fp Cgil Fvg